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giovedì 1 maggio 2025

Prodotti Tipici

Scopri le meraviglie del Cilento interno. Un territorio accogliente, ricco di sentieri, natura, cultura, arte, divertimento, sagre, prodotti tipici.

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I prodotti tipici cilentani e la Dieta Mediterranea

Il Cilento è una delle sette comunità emblematiche della Dieta Mediterranea individuate in sede di dichiarazione Unesco. La dieta mediterranea affonda le sue origini nella storia del nostro paese, pervenutaci dalla tradizione alimentare dei contadini meridionali è stata poi codificata da uno studioso americano di nome Ancel Keys. Il lavoro di Keys permise di rilevare che la bassa incidenza di malattie cardiovascolari fosse dovuta alle abitudini alimentari adottate da queste popolazioni.

La suddetta dieta , intesa come stile di vita, si basava sul consumo di amidi (pane e pasta), cibi vegetali (frutta, cereali, ortaggi di stagione, legumi) , olio di oliva e qualche variazione verso pesce e carne. Ancora oggi, l’alimentazione consumata sulle nostre tavole ricalca gli usi alimentari del mezzogiorno di un tempo. Sulla base di studi e ricerche condotti nel corso degli anni, il 13 marzo 2010 è stata firmata la “Dichiarazione di Chefchaouen” a sostegno della candidatura della Dieta Mediterranea a patrimonio culturale immateriale  dell’umanità da parte delle quattro comunità emblematiche: Cilento (Italia), Koron (Grecia), Sorìa (Spagna) e Chefchaouen (Marocco). Il Comitato intergovernativo dell’UNESCO ha ufficialmente sancito il 16 novembre 2010, a Nairobi, l’inserimento della Dieta Mediterranea nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità fornendo l’ opportunità di attivare un programma di azioni volte a tutelare e valorizzare questo tesoro. La dieta mediterranea, oltre ad incidere favorevolmente sul nostro organismo, ha una ricaduta economicamente vantaggiosa sul turismo naturalistico ed enogastronomico del territorio.

Di seguito, una vetrina dei Prodotti Tipici del Cilento Interno, alcuni dei quali divenuti anche Presidio Slow Food.

Taralli di San Vito - Felitto

Taralli di San Vito - Felitto

È tradizione, rinnovata di anno in anno da tempo immemorabile, che in occasione della festa di San Vito si preparino e si offrano i taralli alle soste che inframezzano la lunga processione dalla cappella nei pressi del torrente Pietra alla Chiesa Madre. La ragione di questo gesto simbolico va probabilmente ricercato in una leggenda che ancora viene ricordata (con varianti a seconda del luogo e delle persone) che vuole San Vito difensore del cibo e del grano. La leggenda racconta che un giorno Dio Padre, particolarmente adirato verso gli uomini, aveva preso a distruggere le messi: si fermò solamente perché San Vito lo pregò, con un benevolo inganno, più o meno in questi termini: “castiga gli uomini se lo ritieni giusto, ma lasciane almeno un poco per i miei cani”. La mano e l’ira del Signore si fermarono, ed il grano, seppur rimaneggiato, fu salvo, e salvo fu non solo il cibo per i cani, ma anche quello degli uomini. Il grano, però, per lo sfogo di Dio,  perse il suo primitivo aspetto: i chicchi, che prima erano diffusi lungo tutto il fusto, a partire da terra, ora sarebbero rimasti in una racchiusi solo in una piccola spiga.
I taralli offerti, quindi, vogliono ricordare e ringraziare il santo per l’amorevole intercessione, e simboleggiano il cibo salvato dalla distruzione. Oltre che i taralli, anche un altro simbolo si collega alla leggenda viene: un “terreno” mazzo di bionde spighe di grano messo nella mano destra del santo, a far da contraltare al più “celeste” e classico simbolo posto nella mano sinistra, la palma del martirio. Perché poi i taralli e non un altro pane, è probabilmente spiegabile con la forma che li rende facili da trasportare (ad esempio appesi alla cintola con un laccio) senza essere di impedimento alle mani, e con la loro sostanza che li rende durevoli e scarsamente deteriorabili.

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