Paolo De Matteis, figlio di Decio e di Lucrezia Orrico, nacque a Piano Vetrale il 9 febbraio 1662. Trasferitosi fin dalla tenera età a Napoli, fu avviato all’apprendimento delle tecniche pittoriche, avendo per maestro, dapprima, Francesco Di Maria (Napoli, 1623-1690), e poi successivamente Luca Giordano (Napoli, 1634- 1705), di cui divenne uno dei migliori allievi, superandolo, per espresso parere di alcuni studiosi, nelle rappresentazioni mitologiche. Paolo De Matteis, nel suo tempo, era conosciuto anche con l’appellativo di “Paoluccio della Madonnina”, probabilmente, per il fatto che sua madre, dai lineamenti particolarmente gentili e delicati, fosse soprannominata dai più: “la Madonnina”. Altri studiosi, propendono per un’altra tesi (non suffragata da prove documentali), secondo cui, ad affibbiare al De Matteis questo nomignolo fu Papa Innocenzo XIII (Michelangelo Conti), al quale l’artista aveva fatto dono di una sua piccola tela raffigurante la Madonna. Artista, dalla personalità complessa, visse alternando genio e sregolatezza. Viaggiò molto in Italia ed all’estero, e nella stessa misura, dipinse favolosi capolavori, commissionati da uomini insigni del tempo, tra i quali Papi e Re. Intorno al 1682, De Matteis, si recò a Roma dove venne presentato da Gasparo de Haro y Guzmán, marchese del Carpio (suo grande estimatore), al pittore Giovanni Maria Morandi, che lo introdusse all’Accademia di S. Luca, vero crogiuolo di esperienze moderato-barocche sulla linea dei dettami del teorico Giovan Pietro Bellori e del pittore Carlo Maratta. A Roma, probabilmente, entrò in contatto con il nutrito gruppo di artisti francesi presenti in città, schierati sul fronte classicistico che accomunava al tempo Roma a Parigi. Nel 1683, nominato il marchese del Carpio, viceré di Napoli, il De Matteis, tornò a Napoli, di nuovo alla scuola del Giordano, che aveva appena lasciato Firenze. Nella città partenopea, dipinse schemi decorativi per molte chiese, tra cui le decorazioni della volta della Cappella di Sant’Ignazio, nella Chiesa del Gesù Nuovo nell’omonima piazza. Dal 1686 il De Matteis, risulta iscritto alla congregazione dei pittori, strettamente legata alla Compagnia di Gesù, che aveva sede nella casa professa dei gesuiti. In questo periodo eseguì: La Madonna col Bambino, s. Liborio e altri santi (Napoli, chiesa di S. Liborio); Adamoed Evapiangono Abele (Copenaghen, Statens Museum for Kunst); Venere e Marte (Venezia, coll. priv.; cfr. Pilo, 1960); Betsabea (Londra, National Gallery); Caccia di Diana (Parigi, Louvre); S. Mauro guarisce gli infermi (Arezzo, badia delle Ss. Fiora e Lucilla); Martirio di s. Alessandro (Melfi, cattedrale); Galatea (Milano, Brera); Miracolo di s. Antonio (Napoli, S. Maria di Montesanto).
Particolarmente importante è, tra il 1690 e il 1692, l’esecuzione delle ventidue tele inviate ai gesuiti del collegio imperiale di Madrid (chiostro di S. Isidoro), probabilmente commissionate dal conte di Benavides;
Dal 1703 al 1705, De Matteis, dietro invito del duca d’Estrées, si recò a Parigi con un suo allievo, Giuseppe Mastroleo, dove lavorò sotto la protezione di Luigi XIV.
Successivamente, lo troviamo in Calabria e a Genova. Nella città ligure realizzò una “Immacolata Concezione” con l’apparizione di San Girolamo.
Tra il 1723 e il 1725, De Matteis visse a Roma, dove ricevette una commissione da Papa Innocenzo XIII. Operò anche in Austria, Spagna e Inghilterra. Ebbe come allievi: Inácio de Oliveira, Bernardes Peresi, e membri della famiglia Sarnelli, tra cui Francesco, Gennaro, Giovanni, e Antonio Sarnelli. Altri suoi allievi furono Giuseppe Mastroleo, Nicola de Filippis e Domenico Guarino. Sue opere si ritrovano a Parigi, Genova, Napoli, Cocentaina, Madrid, Genova, così come in Calabria e in importanti centri del meridione d’Italia, come Salerno, Lecce, Cassino, Lucera o Gaeta, sebbene alcune di esse siano di dubbia attribuzione. Proprio a Cassino, nella famosa abbazia benedettina, è conservata una delle sue opere più valide, la tela dell’ Assunzione della Vergine, scampata alle distruzioni belliche della Seconda guerra mondiale: per la sua pienezza cromatica, essa rappresentante un classico esempio di dipinto seicentesco. Andarono persi invece i quadri raffiguranti l’Immacolata Concezione e l’Annunciazione. Nel 1692 realizzò gli affreschi nei catini delle navate laterali, tutti perduti nel 1944. Pregevoli gli affreschi della volta dalla Chiesa di San Sebastiano di Guardia Sanframondi (BN), una cittadina del Beneventano, con la quale, il De Matteis ebbe un rapporto proficuo. Grazie alle commissioni della potente e ricca Corporazione dei Cuoiai, oggi, a Guardia, è possibile ammirare varie opere dell’artista, tra le quali, oltre gli affreschi e le tele nella Chiesa di San Sebastiano, i pregevoli decori nelle altre due chiese cittadine, quelle di S. Rocco e dell´Ave Gratia Plena. Tra tutte le opere, merita una menzione esclusiva, una scultura modello per il San Sebastiano, una statua d´argento voluta dalla Corporazione nel 1727. Secondo alcuni studiosi il De Matteis, fece ritorno nel Cilento e nel suo paese natale tra il 1683 ed il 1700, per realizzare dipinti sacri, dietro commissione di illustri prelati e signorotti locali. A testimonianza del fatto che l’artista, non dimenticò mai la bellezza della sua terra, basta osservare lo sfondo di molte delle sue tele, le quali riproducono, chiaramente, scorci di panorami cilentani. A tal proposito, tra tutte (come sottolineato da un discendente dell’autore, Giacomo Di Matteo, appassionato ricercatore del suo avo), merita menzione, la tela dal titolo “Riposo durante la fuga in Egitto” (1685 ca.); opera esposta in occasione della mostra evento: “Paolo De Matteis, un Cilentano in Europa”, tenutasi nei mesi di Febbraio ed Aprile 2013, presso il Museo Diocesano di Vallo della Lucania (SA). Il quadro è ambientato nella parte alta di Piano Vetrale e il panorama sullo sfondo è senza dubbio Gioi Cilento(SA). Non è difficile, infatti, riconoscere il profilo della montagna su cui sorge il comune cilentano, l’attuale belvedere, ove, al tempo dell’artista era ubicata la Torre del Castello, i cui ruderi imponenti sono tutt’oggi visibili. La torre, completamente distrutta alla fine dell’Ottocento, è la stessa di cui parla il cav. Giuseppe Salati (1847-1930) ne “L’antica Gioi” (1911), pag.27, in cui precisa che al centro del castello di Gioi c’era un’enorme torre di forma quadrata e che ai suoi tempi (1862) stava andando in rovina la parte più alta. Da notare che le due colline azzurre, appena accennate, ricordano, per la loro posizione, il colle di Salento e quello di Castelnuovo Cilento. In Via Delle Regioni, nei pressi della Casa Comunale, è possibile ammirare un busto bronzeo del De Matteis, opera dell’artista cilentano Emanuele Stifano da Pellare (SA). Nel centro storico, si presenta ancora in buono stato, la casa natia del grande artista, da decenni, ormai, interessata da un progetto di acquisizione e trasformazione in casa museo. Paolo De Matteis, si spense a Napoli il 26 Luglio 1728 e fu sepolto nella Chiesa della Concezione.