Il Sammaro è uno dei principali subaffluenti del Calore Salernitano ed è inserito in una zona ricca di emergenze naturalistiche ed ambientali.
Partendo da Sacco e scendendo per una strada sterrata si raggiunge la riva sinistra del fiume e subito può apprezzarsi l’impetuosità delle sue acque che andranno a confluire prima nel Ripiti, poi nel Fasanella ed infine nel Calore, sotto Castel S. Lorenzo.
Dopo un’area di pic-nic, un breve e comodo sentiero conduce alle sorgenti, circondate da una folta vegetazione, costituita per lo più, da macchia mediterranea.
Piccoli sentieri e ponticelli di legno accompagnano, in questo tratto, l’irruento scorrere delle acque, limpidissime, dove vive ancora indisturbata la lontra. La suggestione del sito è aumentata dal ponte a campata unica che sovrasta la sorgività delle acque, costruito nel 1950 per collegare Sacco alla provinciale che passa anche per Roscigno.
Si risale quindi al vecchio mulino di Sacco per ammirare l’inghiottitoio ad imbuto, costruito con maestosità ed oculatezza dai vecchi scalpellini sacchesi.
La presenza delle sorgenti del Sammaro ha favorito, in eta' preistorica un insediamento in grotta.
La grotta, nota come Grotta Grande di Sacco o Grotta di Jacopo, a un centinaio di metri dalle sorgenti, e' stata abitata da una comunità pastorale tra il XV ed il XIV sec. a.C., in piena eta' del Bronzo.
Peraltro anche l'evidenza della grotta di Sacco non e' affatto isolata ma anch'essa rientra in un sistema di occupazione del territorio in età protostorica da parte di gruppi umani portatori di un cultura definita appenninica e ben attestata in tutto il territorio del Cilento interno con insediamenti sia in grotta che all'aperto.