Cattedrale di San Pantaleone La Cattedrale di S. Pantaleone risaliva al X o XI secolo. La sua intitolazione al Santo orientale è indizio della presenza dei monaci italo-greci, altresì testimoniata dal rinvenimento nell'archivio parrocchiale di libri scritti in greco e dalla presenza nella chiesa di un altare dedicato a S. Caterina d'Alessandria, vergine e martire, che, come ci ricorda il Rossi, è un culto tipico del Cilento basiliano.
L'edificio originario doveva essere molto piccolo, tanto da rendere necessario, nel 1700, a seguito di un forte incremento demografico della cittadina, la costruzione di una nuova chiesa ad essa adiacente. Nel corso degli anni l'antica Chiesa di S. Pantaleone - che nel 1604 contava tre altari (Maggiore, di S. Maria del Soccorso e di S. v), e numerose cappelle (nel 1698 vengono registrate quelle di S. Caterina, della Pietà, dell'Immacolata, dell'Annunziata e di S. Filippo Neri) - fu sostituita in tutte le sue funzioni dalla più grande e più moderna struttura, tanto da spingere, nel 1802, il Capo Eletto don Bonifacio Oricchio ad abbatterla. L'attuale chiesa fu edificata tra gli anni 1700-1736, in adiacenza ad una chiesa risalente al X-XI secolo, per far fronte al numero crescente di fedeli che la piccola chiesa medievale, demolita nel 1802 per volere del capo eletto don Bonifacio Oricchio, non riusciva più a contenere. L'edificio di culto fu innalzato a cattedrale nel 1851 con una bolla di papa Pio IX. La pianta della cattedrale è a navata centrale con transetto e due cappelle laterali a sinistra ed a destra del presbiterio con accessi dal transetto.
In direzione del transetto, inoltre, si erge una maestosa cupola ornata esternamente di maioliche a piastrelle. Sul portale centrale si erge uno splendido organo a canne costruito nel 1784 dai fratelli vallesi Silverio e Francesco Carelli. Esso fu commissionato e finanziato dalla antica Congregazione del SS Sacramento.
Nella sacrestia sono presenti 2 teli recanti l'effigie di San Pantaleone opera del maestro Vito Formisano. Il primo risalente al 1954 è stato sostituito per usura, in quanto esposto alle intemperie ogni anno nel mese precedente i festeggiamenti per il santo patrono (27 luglio), da un secondo telo realizzato nel 1984 e praticamente identico al primo. Dietro l'altare, al centro dell'abside, è esposto un dipinto di Giuseppe De Mattia e recante la scena di "San Pantaleone che sana il cieco" (1843). Nella cappella di sinistra, denominata anche "cappella di San Pantaleone", è custodito il busto del santo, rivestito d'argento, che viene portato in processione lungo le strade di Vallo della Lucania il giorno 27 luglio. Il busto è stato soggetto a restauro dal sacerdote Nunziato Jannotti nela prima metà del XIX secolo e riportato all'antico splendore nell'anno 2013 dalla restauratrice Caterina Cammarano.
In essa è anche custodita un'ampolla contenente il sangue, sempre sciolto, del santo. Sempre nella stessa cappella è presente un dipinto di grandi dimensioni in stile caravaggesco del maestro salernitano Stefano Trapanese dal titolo "Conversione di San Pantaleone" (2012). Nella cappella di destra, denominata Sala dei Canonici, sono custoditi un bellissimo trono ligneo con l'effigie della Madonna del Rosario e uno splendido crocifisso ligneo risalente al 1500. Altre opere degne di menzione sono le tele: "Vergine con santi Carlo Borromeo e Maria Maddalena" (1787) di Domenico Lettieri; "Arcangelo Michele" (1770) di Andrea De Hippolytis, allievo di Francesco Solimena e fratello del parroco don Carmine; "Vergine con i santi Francesco, Pantaleone e Antonio Abate" (fine XVII secolo) probabile attribuzione al Fesa.