Il convento dei carmelitani scalzi era sito su una collinetta isolata, in posizione leggermente sopraelevata rispetto al paese a circa un chilometro dal centro urbano. La sua funzione principale era quella di custodire le tombe delle famiglie nobili rocchesi e l'ossario comune. Il Convento venne saccheggiato nel 1799 ad opera delle truppe franco-napoletane guidate dal generale Schifani in quanto i frati avrebbero appoggiato i filo-borbonici nel corso delle vicende che interessarono la Repubblica Napoletana. In seguito, nell'ambito della politica anticlericale perseguita dal governo napoleonico, il convento venne chiuso nel settembre 1809, ma la relativa chiesa rimase aperta al culto ancora per qualche tempo prima di essere in seguito affidata al Comune. Il convento, ora in rovina, fu demolito negli anni 50 del XX sec. e le pietre furono utilizzate per costruire le strade rurali del comune. La struttura era costituita da numerosi edifici tra i quali una chiesa con nove cappelle, un refettorio, un chiostro e altri luoghi comuni di lavoro.